sabato 13 luglio 2013

SMART DRUGS - UNA MINACCIA MASCHERATA

Sono a tutti gli effetti delle droghe ma celate sotto altre vesti: sali da bagno, profumatori d’ambiente, fertilizzanti per piante e moltissime altre sostanze assunte al fine di ottenere una variazione dello stato cognitivo. Cambia la forma, ma rimane invariato l’effetto: lo sballo e l’eccitabilità. Si tratta, infatti, di allucinogeni o stimolanti commercializzati così proprio per non attirare l’attenzione della polizia giudiziaria.
 
Un esempio è dato dal una diffusa combinazione di due farmaci, un antidepressivo e uno per la memoria. La combinazione di questi due farmaci, di cui preferisco evitare di indicare il nome, provoca un effetto eccitante del sistema nervoso in grado, secondo chi le assunse, di incrementare le performances lavorative, in quelle professioni in cui è necessario disporre di livelli di attenzione, analisi e calcolo piuttosto elevate, quali, ad esempio, gli operatori della Borsa Valori Newyorkese. Ovviamente l’uso prolungato e l’abuso di queste sostanze provoca effetti eccitanti sul sistema nervoso sempre più esigui, per via dell’assuefazione, oltre a notevoli danni a livello epatico, renale, cardiaco e, manco a dirlo, anche a livello nervoso.
 
 
Attualmente in commercio ci sono 670 sostanze diverse e ogni anno il mercato offre circa  20 prodotti nuovi. Il fenomeno è nato alla fine degli Anni 90 negli Stati Uniti, col tempo si è radicato anche in Europa, prima in Gran Bretagna e rapidamente è arrivato anche in Italia.
 
Il termine “smart drugs” si traduce in “droghe furbe”, non solo perché la loro destinazione d’uso principale ne maschera l’illegalità, ma anche perché il continuo ritocco delle molecole ne rende difficile l’identificazione e impunito l’acquisto. Così nel momento in cui una sostanza viene inserita nella tabella degli stupefacenti del Ministero della Salute immediatamente qualcuno ne modifica leggermente la formula per farla tornare legale, innescando un’eterna rincorsa tra autorità e produttori di stupefacenti.
 

Ad essere spiazzati da questo continuo trasformismo delle sostanze non sono solo coloro che alle smart drugs danno la caccia, ma anche gli operatori della salute che devono intervenire in caso di abuso. Così sempre più spesso quando infermieri e medici devono soccorrere i pazienti, non sanno esattamente con cosa si cimentano e non hanno la possibilità di identificare la sostanza perché esula dal pannel di ricerca utilizzato in urgenza.
 
A ribadirlo con forza ci sono i dati forniti dal Centro Antiveleni di Niguarda: nel periodo compreso tra il 2010 e il 2012 si sono registrati 1.783 episodi di esposizioni a stupefacenti per uso ricreativo e nel 48% dei casi i kit di identificazione in urgenza non hanno riconosciuto le sostanze assunte dal paziente. In situazioni simili l’unica terapia possibile è di supporto alle funzioni vitali se deficitarie.
 
 
IL PERICOLO E' ONLINE
 
Secondo i dati dell’OEDT (Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze) i siti online che commercializzano stupefacenti sono passati dai 170 del 2010 ai 690 del 2012. Un boom del 400% che se da un lato è naturale conseguenza della nostra simbiosi con internet dall’altro riflette la continua richiesta per queste sostanze.

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