L’OCSE (Organizzazione per
la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) è un’organizzazione internazionale di
studi economici per gli stati membri, avente lo scopo di creare un’assemblea
consultiva finalizzata al confronto delle esperienze politiche, per la risoluzione
dei problemi comuni mediante soluzioni condivise. Periodicamente
quest’organizzazione redige un suo rapporto sui sistemi sanitari dei Paesi
membri, Italia compresa. Diamo un’occhiata a questi dati, contenuti nel
rapporto che ha preso in analisi il biennio 2011 – 2012, pubblicato quest’anno,
che possono essere predittivi delle future sfide di salute che attendono i
professionisti sanitari nel futuro.
Quanti
Medici e quanti Infermieri?
Per molti anni in Italia ci
sono stati un evidente eccesso di offerta di medici e un deficit di offerta di
infermieri, che hanno determinato un’inefficiente allocazione delle risorse. Nel
2011 l’Italia aveva 6,3 infermieri per 1.000 abitanti, al di sotto della media
OCSE di 8,7 infermieri per 1.000 abitanti. Al contrario, il numero dei medici
era ben superiore alla media Ocse: ben 4,1 per mille abitanti contro 3,2.
Spesa
e finanziamento
Per quanto riguarda il
nostro Paese, il documento rileva che la spesa sanitaria totale ha
rappresentato il 9,2% del Pil nel 2011, leggermente al di sotto della media
Ocse (9,3%) e molto più bassa che negli Stati Uniti, che nel 2011 hanno speso
il 17,7% del suo Pil per la sanità. L’Italia è anche al di sotto dei Paesi
Bassi (11,9%), della Francia (11,6%) e della Germania (11,3%). Anche per quanto
riguarda la spesa procapite ci collochiamo sotto la media Ocse, con 3.012
dollari a testa nel 2011, contro, i
3.340 dollari statunitensi.
L'OCSE sottolinea che nei 34
Paesi membri la spesa sanitaria è cresciuta di media del 5% l'anno dal 2000 al
2009; poi, nel 2010 e 2011, si è avuto un rallentamento notevole: circa lo
0,5%, a causa della crisi economica che ha imposto drastici tagli nel settore.
Un fenomeno, scrive l'Ocse, dovuto principalmente al crollo della crescita
della spesa sanitaria pubblica dal 2009, vicina allo zero in entrambi gli anni.
Anche la spesa privata ha rallentato in molti Paesi nel 2010 e 2011 (i redditi
delle famiglie sono rimasti fermi o addirittura diminuiti), ma il calo è stato
più limitato Solo due Paesi Ocse, Israele e Giappone, hanno visto
un’accelerazione della spesa sanitaria dal 2009 rispetto al periodo precedente.
Stati Membri dell'OCSE - In blu gli Stati fondatori del 1960, in azzurro gli Stati subentrati successivamente Fonte: Wiki |
Per quanto riguarda il
nostro Paese, la nostra spesa sanitaria è cresciuta, in termini reali, a una
media del 2,2% l’anno tra il 2000 e il 2009, per rallentare all’1,8% nel 2010 e
precipitare a -1,6% nel 2011. In tutti i Paesi dell’OCSE, eccezion fatta per
USA, Cile e Messico, la principale fonte di finanziamento della sanità è il
settore pubblico. Per quanto ci riguarda, nel 2011 il pubblico ha finanziato la
sanità per il 77,8% contro una media OCSE del 72,2%. Tuttavia non sono
trascurabili i Paesi nei quali la quota finanziata dal pubblico è superiore
alla nostra: Danimarca, Giappone, Islanda, Norvegia, Regno Unito e Svezia sono
tutti sopra l’80%.
Le
risorse strutturali e tecnologiche
Di infermieri e medici s’è
detto. Quanto ai posti letto siamo sotto la media OCSE: 3,4 per mille abitanti
contro 4,8. Un numero al quale siamo arrivati progressivamente, nota il
Rapporto, che è coinciso con la riduzione della durata media dei ricoveri e
dell’aumento degli interventi chirurgici in regime ambulatoriale o in giornata.
Per quanto riguarda le
tecnologie, negli ultimi anni il nostro Paese ha fatto rapidi progressi, almeno
da punto di vista quantitativo. Per esempio, siamo arrivati ad avere 27,3
risonanze magnetiche per milione di abitanti, più del doppio delle 13,3 che è
la media Ocse; analogamente le tac: ne abbiamo 32,1 per milione di abitanti,
ben sopra la media Ocse, che si ferma a 23,2.
Lo
stato di salute
Nel 2011 l’aspettativa di
vita alla nascita in Italia era di 82,7 anni, più di due anni superiore alla
media Ocse (80,1 anni). Con 82,8 anni, solo la Svizzera ha fatto registrare
un’aspettativa di vita appena superiore alla nostra (e a quella del Giappone,
che ci fa compagnia). Siamo sopra la media anche per l’aspettativa di vita a 65
anni: 22,6 anni contro 21 per le donne e 18,8 contro 17,6 per gli uomini. Un
dato positivo.
I
fattori di rischio
I fumatori abituali calano
nettamente in tutti i Paesi Ocse, sia per merito delle campagne di
disassuefazione, sia per via della crisi, che ha reso le sigarette una spesa
onerosa anche per i tabagisti più incalliti. Anche in Italia il numero è sceso,
tuttavia restiamo ancora sopra la media: siamo al 22,5% della popolazione
adulta (erano il 27,8% nel 1990) contro il 20,9%. E ci sono Svezia, Islanda,
Canada, Stati Uniti e Australia a dare il buon esempio: tutti scesi sotto il
16%.
Se i fumatori calano, gli obesi aumentano. In tutti i Paesi Ocse. Nel nostro, in particolare, il tasso di obesità tra gli adulti è salito al 10% nel 2011 dal 7% che era nel 1994. Restiamo ancora sotto altri Paesi: basta guardare l’esempio del Stati Uniti, dove gli obesi si avvicinano al 30% della popolazione, a causa dell’abuso della popolazione statunitense dei cibi provenienti dai fast food. Questa tendenza, se non adeguatamente contrastata, fa prevedere un aumento dei problemi di salute (diabete, malattie cardiovascolari e così via) con relativi aggravi dei costi per l’assistenza sanitaria.
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