Ciao a tutti!
Mi sono da poco imbattuto in un interessante articolo pubblicato nell'ultimo numero del New England Journal Of Medicine, riguardante i processi cognitivi ed i fattori ambientali che sono causa degli errori diagnostici e di pianificazione terapeutica e assistenziale, ovvero i obiettivi fondamentali del processo del decision making in ambito sanitario.
Due sono gli obiettivi principali del decision
making in ambito sanitario: la diagnosi e la pianificazione
terapeutica e assistenziale. Se il percorso diagnostico è corretto, vi sono
maggiori probabilità che lo sia anche l'approccio successivo. Ma le diagnosi,
in un numero insospettabile di casi, non sono esatte. Si stima infatti che ciò
capiti almeno nel 10-15% dei casi. Gli ambiti di intervento in cui si riscontra
il tasso di errori diagnostici più elevato sono quelli in cui si interagisce
con pazienti con problemi indistinti quali, ad esempio, la medicina d'urgenza, la medicina interna e la
medicina sul territorio, mentre nelle tecniche di immagine (radiologia,
anatomia patologica) risulta molto più basso (2% dei casi).
Gli errori
diagnostici hanno cause molteplici, ma più spesso si tratta di errori di ordine
cognitivo, non tanto di mancanza di conoscenze, quanto piuttosto problemi di
ragionamento clinico. La mente umana è vulnerabile, essendo soggetta ad errori
cognitivi, difetti di ragionamento logico, false assunzioni. Sono stati
descritti oltre 100 differenti tipi di errore nel processo di decison making e nelle modalità di
elaborazione delle informazioni raccolte.
Le 2
principali modalità di ragionamento clinico sono quella di tipo intuitivo e quella di tipo analitico, con un
coinvolgimento di differenti meccanismi fisiologici e cognitivi:
- il processo intuitivo è acquisito generalmente attraverso esperienze ripetute; è un processo rapido che si realizza a livello del sub-conscio; si passa spesso da una diagnosi intuitiva ad un'altra in modo fisso e ripetitivo ma con possibilità di generare errori
- il processo analitico si svolge a livello conscio; è più lento nello sviluppo; vengono seguite le leggi della scienza e della logica; ed è pertanto un processo più razionale. Può comunque anch'esso essere soggetto a errori quando non si seguono in modo corretto le regole del ragionamento clinico a causa di fattori di distrazione ambientale, sovraccarico di lavoro, affaticamento, deprivazione di sonno o stati emotivi.
Se siamo
consapevoli del fatto che gli errori nei processi cognitivi sono così frequenti
e pericolosi, perché non identificarli e prevenirli? Ciò non è facile per vari
motivi, infatti a volte non ci si accorge degli errori a causa di meccanismi di
difesa psicologica e o non si tiene conto delle influenze psicologiche sul
processo decisionale.
Quando ci si accorge di aver commesso un errore,
occorre ricordarsi di seguire in modo preciso le regole, conoscenze, procedure
e strategie del decision making, così
come raccomandano diversi percorsi formativi recentemente pubblicati.
Inoltre, bisogna correggere i difetti di tipo cognitivo che si sono riscontrati
nella propria pratica lavorativa attivando percorsi formativi continui che
migliorino la metodologia del ragionamento clinico e l'approccio analitico ai
problemi. Da non trascurare anche la continua ricerca di ottimizzazione del
fattore ambientale, mirando ad eradicare quelli che possono essere identificati
come fattore di distrazione.